venerdì 25 settembre 2009

Ad un amico

Davanti al solito bar, frequentato dalla solita gente, ascolto il tuo sfogo animo fragile.
Sputi fuori tutto il tuo disgusto, la tua angoscia, allontanando da te per un attimo la tua pena.
Un tradimento.
Una di quelle sofferenze che non si dimentica facilmente. Col tempo si supera, ma è difficile cancellare.
La persona che pensavi di conoscere, ti ha deluso con un inutile gesto.
Le giustificazioni non serviranno a riparare il tuo cuore che è andato in mille pezzi.
Nei tuoi occhi imperscrutabili mi sembra di intravedere un misto di amarezza e rabbia.
Improvvisamente una luce in essi, mi permette di penetrare nel profondo del tuo essere e scrutare dal più vicino possibile la tua essenza ferita.
Avverto la tua fragilità, sento le tue lacrime, la tua solitudine.
Il mio cuore si sente trafitto dalla spada del tuo male.
E' più difficile accettare il dolore altrui che il proprio per la mia persona.
Inerte davanti a te posso offrirti solo la mia amicizia.

mercoledì 23 settembre 2009

Viaggio mentale

Ed eccomi qui, con il naso schiacciato sul vetro ad osservare il mondo là fuori.
Il silenzio e il caldo del mio appartamento mi fanno sentire al sicuro, protetta.
Fuori comincia a scendere il buio e le luci delle case sono quasi tutte accese.
Non mi va di aprire la finestra e lasciare che il vento di settembre si scagli contro il mio viso.
Mi piace pensare che tutta la città sia coperta dal silenzio, dalla pace e dal calore.
Osservo una mamma che tiene per mano il figlio, appena uscito dalla scuola.
La donna si chiude il giubbotto con la mano libera, all'altezza della gola.

Il bimbo indossa una sciarpa apparentemente leggera e si trascina dietro la mamma.
Salgono su una vecchia punto grigia.

Osservo ogni movimento.
L'accensione delle luci e subito dopo quella del motore, da cui fuoriesce del fumo nero, fino al momento in cui l'auto si allontana dalla mia vista.
Ora rivolgo lo sguardo alle colline torinesi, Superga.

I pensieri prendono a volare lontano, portandosi dietro tutta me stessa.
Mi torna in mente, quando a casa dei miei, dalla finestra della mia camera fumavo una sigaretta di nascosto.
Per lunghi anni l'ho fatto.

Potevo essere felice, triste, ma quella sigaretta notturna aveva sempre lo stesso sapore. Era il momento in cui restavo sola con me stessa.
Il momento della giornata che amavo di più. Quando riflettevo, pensavo e cercavo di trovare soluzioni. Quando ero lucida e capivo dove sbagliavo. Quando avvertivo un brivido nel momento in cui sentivo di volermi bene. Sempre speranzosa e ottimista mi lasciavo alle spalle la giornata.

Cinque minuti dedicati a me sola.
Sarei rimasta ad assaporare quel frangente di tranquillità per lunghe ore, ma il suono del telefono ha interrotto il mio viaggio mentale.

venerdì 18 settembre 2009

Per te

Per te che ti senti sola
Per te che le lacrime prendono a scendere senza preavviso
Per te che gli altri ti credono forte, mentre tu avverti solo stanchezza e debolezza
Per te che ti senti incompresa
Per te che, in alcuni momenti, credi che il mondo intero trami contro di te
Per te che senti il tuo cuore sanguinare
Per te che anche solo uno sguardo ti fa star male
Per te che il dolore fisico è l'unico ad alleviare un po' la sofferenza d'animo
Per te che ti ripeti sempre che cambierai
Per te che ti scontri tutti i giorni contro muri invisibili agli occhi degli altri
Per te che sei stata tradita, ferita
Per te che ti sei sentita abbandonata e per questo vivi con la paura che ciò riaccada
Per te che lasci sempre che qualcuno si approfitti di te
Per te che hai subito violenza
Per te che ogni giorno distruggi una parte del tuo corpo
Per te che non riesci a trovare pace
Per te vorrei dipingere un mondo nuovo
di mille colori e sfumatore
un mondo dove non esiste violenza
dove esiste solo rispetto e amore
Un mondo perfettamente nuovo

mercoledì 16 settembre 2009

Carcere

Sono prigioniera di un carcere creato da me stessa.
Giorno dopo giorno, delusione dopo delusione, ferita dopo ferita, ho alzato un muro di mattoni.
Ho provveduto alle fondamenta, per evitare di tirare su una struttura debole.
E' stato un lavoro lungo, di anni, ma alla fine mi sono trovata chiusa tra tre mura.
Unica fortuna è l'aver inserito delle sbarre nell'ultimo lato, quello che chiudeva il quadrato.
Questo mi ha permesso di vedere il mondo scorrere.
Osservare le vite degli altri da quella gabbia.
Nessuno poteva farmi del male. Nessuno poteva avvicinarsi a me.
Nei momenti più bui avevo bisogno di avere vicino persone amiche.
Loro si sporgevano verso me, tendendomi il loro appoggio.
Per via delle sbarre, che ci separavano, non riuscivano ad avvicinarsi più di tanto.
In molti hanno creduto che io rifiutassi l'aiuto, che mi sentissi superiore a tutti.
Le anime più sensibili hanno capito che avevo creato qualcosa di troppo grande anche per me stessa.
Qualcosa che non mi permetteva di lasciarmi andare.
Un blocco.
Allungavo le mani tra le sbarre, senza mai concedermi totalmente.
Ad un certo punto mi sono rassegnata e così ho accettato di vivere in quella prigione o meglio di non vivere.
In quel periodo molte persone sono scappate da me, anime che fino a quel momento avevano ricoperto un ruolo molto importante nella mia vita.
Gli amici veri non mi hanno lasciata sola per un attimo, regalandomi affetto, donandomi raggi di sole in un luogo buio e freddo.
Accettando soprattutto i miei sbalzi d'umore.
Grazie a loro, che mi hanno donato la forza, ho deciso di abbattere il muro.
Partirò dall'alto munita di scalpello e mazzetta. Distruggerò ciò che ho creato.
Il lavoro sarà duro, lungo, ma una volta fuori non sarò più sola, ma pronta per affrontare il mondo, che mi ha sempre intimorita.

lunedì 14 settembre 2009

Nuvola

Una nuvola ha oscurato il mio sole.
Non una di quelle bianche, quasi trasparenti, praticamente innocue.
Talmente spessa da essere nera, possente, massiccia.
Il vento sarebbe in grado di spostarla, senza molta fatica.
Per mia sfortuna tutto è fermo.
Il vento tarderà ad arrivare.
Sento freddo, un freddo di quelli che penetra nelle ossa.
Solo una doccia bollente mi fa provare un po' di sollievo.
Assaporo tutta quell'acqua calda scendere sul mio corpo.
Trovo difficile anche uscire da quel caldo.
Una volta fuori intravedo una nuova ferita.
Piccola ma causa pur sempre dolore.
Non fisico, quel tipo di sofferenza non mi fa paura.
Quello che mi intimorisce, che mi spaventa è la tribolazione interna, quella che deriva dall'anima delusa da se stessa.
Ferite che resteranno visibili ai miei occhi spenti.
Occhi che per illuminarsi aspettano la luce del sole.
Quel sole che tornerà non appena il vento spazzerà via quella nube, portatrice di problemi.

venerdì 11 settembre 2009

Notte buia

L'unico momento in cui i problemi appaiono alla mia anima insuperabili è la notte.
Gli occhi si spengono. Il cervello si attiva.
Il viso è apparentemente tranquillo, ma dentro me c'è una specie di guerra in corso.
Il mio corpo continua a rotolarsi, lamentarsi.
I sogni, sempre loro. Mi sveglio di soprassalto. Tachicardia, sensazione di soffocamento.
Intorno a me oltre al buio, solo il silenzio. Un silenzio che fa quasi paura.
Avverto una goccia di sudore, scivolare lungo la schiena.
Il cuore riprende ad essere calmo. Il respiro ritorna normale. Il cervello, invece, comincia a girare.
Pensieri, ricordi, passato.
"Per vivere un buon presente e futuro, bisogna rimuovere il passato" mi ha detto un conoscente poco fa.
Non ci credo. Il passato è la storia di ognuno di noi.
Mi chiedo, soprattutto, cosa dovrei dimenticare, dal momento che non riesco a ricordare.
Nei miei incubi vedo situazioni che non ricordo di aver vissuto. Strane sensazioni, ma è come se fossero familiari.
Chi può dirmi se sono realmente accadute?
Questi brutti sogni vengono a trovarmi sempre quando smetto di pensare al passato.
Il mio cervello non si fermerà.
Questa notte, nel buio attendo nuovi mostri a farmi visita.

martedì 8 settembre 2009

Il treno

Con quel suo puzzo inconfondibile,
miscuglio di odori che mai sono riuscita a fiutare altrove,
tutte le sere mi allontana dalla città
per condurmi nel mio dolce paese.
Lungo il breve tragitto posso trascorrere il tempo a leggere,
con quella sinfonia di sottofondo che mi fa compagnia.
Oppure ascolto i brani che più mi piacciono dalle cuffiette.
Estraniandomi da quel cicaleccio,
osservo dal finestrino il caos di città,
tramutarsi in silenzio, pace, musica.
Socchiudo gli occhi e immagino di scappare lontano.
Sale l'adrenalina, al solo pensiero di cominciare una nuova vita.
Avverto un senso di sfida,
quella sfida che mi fa sentire l'esigenza di provare nuove emozioni.
Non effimere, ma durature, per sentirmi viva, piena di entusiasmo.
Fantastico di sparire, lasciarmi guidare dal mio amico treno in luoghi sconosciuti.
Apro gli occhi.
Devo scendere.
Il treno prosegue per la sua strada, sicuro, veloce.
Lo guardo fuggire, fino a che i miei occhi non lo vedono sparire.

lunedì 7 settembre 2009

Grazie

Il sole del mattino filtra dalle serrande semichiuse, sfiorando il tuo viso.
Ti osservo.
Dormi tranquillamente, come se fossi sereno.
Come se io non ti buttassi addosso tutti i miei problemi.
Mi hai strappato da una vita che non era la mia.
Quella vita che mi avrebbe portato alla distruzione.
Camminavo per la strada come un cane randagio.
Tra la pioggia, il freddo, il gelo.
Mi hai accolto tra le tue braccia.
Con la dolcezza mi hai curato le ferite.
Tante volte sarei voluta scappare da te, per evitarti tutti i dolori che inevitabilmente ti darò.
Ormai sono due anni che combatti le mie battaglie.
Mi difendi, mi sollevi quando cado. Resti sempre con me, anche se apparentemente ti allontani.
Dalla mia bocca sono uscite spesso parole velenose.
Ti ho respinto nei giorni in cui il sole per me non spuntava.
Tu sei rimasto al mio fianco, senza esitare un attimo.
Attraverso i tuoi occhi vedo l'amore che provi per me.
Credo di non meritarlo. Non so il perchè.
A volte sento ancora l'esigenza di sbagliare, di commettere quell'errore. Ma la paura di deluderti è troppo forte.
Non posso prometterti che non mi farò più del male. Ma posso dirti, che grazie al tuo calore, alla forza che ogni giorno mi doni, ce la metterò tutta.
Un grazie, anche se non servirà a ripagarti di tutto ciò che hai fatto per me.

martedì 1 settembre 2009

E torno bambina

Viaggiando per le strade della mia vita, davanti ai miei occhi scorrono tantissimi colori.
Ed ecco che mi torna in mente un viaggio di molti anni prima, quando avrò avuto all'incirca otto anni.
Ero insofferente e con un solo obiettivo. Vedere il mare.
Annoiata, sul sedile posteriore della Talbot di mio padre, ripetevo la stessa domanda ai miei genitori come un disco incantato.
"Quando arriviamo?"
"Siamo quasi arrivati" rispondeva mia madre con voce soave.
Ora, mi accorgo che spesso neanche noi grandi sappiamo dove andiamo. Ci imponiamo una meta, la seguiamo, ma non possiamo sapere nè quando, nè se la raggiungeremo.
I bambini, invece, vedono il mondo in modo così semplice, naturale. Proprio come se tutto fosse possibile.
Lontana da casa, sola in mezzo al verde stringo le mani intorno alle mie braccia. Come per abbracciarmi. Lo facevo anche da piccola, quando ancora sapevo volermi bene.
Per un attimo chiudo gli occhi e mi domando quando arriverò.
"Sono quasi arrivata" mi rispondo, provando a crederci.
E torno bambina.